Lo scorso 7 maggio, centinaia di organi di stampa internazionali hanno pubblicato la notizia che l’opposizione armata della Siria, appartenente al Consiglio Nazionale Siriano (CNS), avrebbe sottoscritto un accordo con l’Assemblea della Resistenza Cubana (ARC), radicata a Miami, Florida – di cui fanno parte circa cinquecento organizzazioni controrivoluzionarie, alcune delle quali estremiste e con comprovati metodi terroristi nella loro lotta contro il Governo cubano. Con questo accordo si vuole dare un impulso “alla loro lotta per la democrazia”.
Bisogna ricordare che tale annuncio viene dato dopo che il Governatore della Florida, Rick Scott, ha proibito agli enti pubblici di quello stato di stabilire relazioni con altre organizzazioni o imprese che abbiano qualche vincolo con Cuba o con la Siria; quindi l’organizzazione anticastrista più importante degli Stati Uniti starebbe commettendo una crimine alla luce del sole.
Balza all’occhio però che questa informazione non è stata diffusa o commentata dai mezzi alternativi e da quelli più critici. Sembrerebbe non avere alcuna rilevanza, anche se risulta molto importante dal punto di vista politico.
L’opposizione cubana in esilio, la più radicale e la più estremista, cerca, da molto tempo, di sviluppare contro Cuba una specie di “Primavera Cubana”, simile a quelle che si sono prodotte nel mondo arabo nel 2011. E per questa ragione richiede anche l’intervento dei governi occidentali, cominciando da quello degli Stati Uniti, e la copertura mediatica e ovviamente militare. Per quanto riguarda le rivolte arabe di quella “Primavera”, ci sarebbe tanto da dire; stiamo ancora assistendo alle nefaste conseguenze dell’invasione della Libia, e il cosiddetto Consiglio Nazionale di Transizione (CNT) continua a commettere abusi con l’appoggio della NATO e con la compiacenza e la complicità dei governi occidentali. In Bahrein, invece, l’opposizione non può contare su questo aiuto e le proteste in quel paese vengono taciute da tutto il mondo (eccetto, ovviamente, se il tutto coincide con la corsa della Formula 1). In Egitto la violenza non è mai cessata e sembra quasi che Mubarak non se ne sia mai andato o che comunque il suo ruolo sia stato sostituito dalla repressiva Giunta Militare.
Balza all’occhio però che questa informazione non è stata diffusa o commentata dai mezzi alternativi e da quelli più critici. Sembrerebbe non avere alcuna rilevanza, anche se risulta molto importante dal punto di vista politico.
L’opposizione cubana in esilio, la più radicale e la più estremista, cerca, da molto tempo, di sviluppare contro Cuba una specie di “Primavera Cubana”, simile a quelle che si sono prodotte nel mondo arabo nel 2011. E per questa ragione richiede anche l’intervento dei governi occidentali, cominciando da quello degli Stati Uniti, e la copertura mediatica e ovviamente militare. Per quanto riguarda le rivolte arabe di quella “Primavera”, ci sarebbe tanto da dire; stiamo ancora assistendo alle nefaste conseguenze dell’invasione della Libia, e il cosiddetto Consiglio Nazionale di Transizione (CNT) continua a commettere abusi con l’appoggio della NATO e con la compiacenza e la complicità dei governi occidentali. In Bahrein, invece, l’opposizione non può contare su questo aiuto e le proteste in quel paese vengono taciute da tutto il mondo (eccetto, ovviamente, se il tutto coincide con la corsa della Formula 1). In Egitto la violenza non è mai cessata e sembra quasi che Mubarak non se ne sia mai andato o che comunque il suo ruolo sia stato sostituito dalla repressiva Giunta Militare.
O in Siria, dove l’opposizione armata gode del beneplacito e dell’appoggio finanziario, armamentario e mediatico dei paesi occidentali, per la gloria dei loro interessi geostrategici. Il gruppo d’opposizione più importante, che si fa chiamare Consiglio Nazionale Siriano, nello stile di quell’altro Consiglio Nazionale di Transizione Libico, sta svolgendo un ruolo chiave nella guerra sporca, proprio come ha fatto l’organizzazione libica; infatti i miliziani non rispettano il copri fuoco decretato dal governo, sotto gli occhi e con la complicità degli osservatori internazionali e della Lega Araba, che rimangono impassibili davanti all’orrore, lasciando che il piano di pace di Kofi Annan diventi il pretesto perfetto per l’avanzamento senza tregua delle forze d’opposizione.
Di fatto, questi giorni, l’ONU ha denunciato il flusso di armi nel confine tra Siria e Libano, notizia però denunciata moltissime volte dal governo siriano. Nella zona, il commercio di armi sembra essere un affare che cresce sempre di più. Tempo fa sono stati intercettati nelle acque libanesi alcuni mercanti di nazionalità europea – provenienti dalla Germania e con destinazione la Siria – che avevano ingenti quantità di armi e munizioni che dovevano essere consegnate all’opposizione. Anche se non sappiamo chi paghi queste armi e chi tragga profitto da questi traffici, siamo sicuri del fatto che si tratta di un affare sporco, come la guerra che è scoppiata, e che, indubbiamente, alcuni capitali stranieri stanno finanziando generosamente l’opposizione armata.
Il governo siriano, invece, riceve appoggio logistico e militare dal Governo cinese e da quello russo, e in questo modo, nella regione si sta ristabilendo un nuovo scenario stile Guerra Fredda, ma in versione molto più calda. Non è un segreto per nessuno. Russia e Cina, nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU hanno messo il veto e non nascondono il loro aiuto militare al Governo di Al-Assad.
Allo stesso modo, non si dovrebbe occultare l’appoggio militare del governo degli Stati Uniti e del Regno Unito all’opposizione armata, così come il sostegno proveniente dal Qatar, dalla Turchia e dall’Arabia Saudita, quest’ultima, è certo, cliente vip delle industrie d’armi spagnole, paese in cui il Ministro della Difesa è un famoso imprenditore del settore delle armi (quindi, si potrebbe dire che l’opposizione siriana combatte con armi di fabbricazione spagnola?).
L’opinione pubblica dovrebbe sapere, ma soprattutto i politici della sinistra europea, che non tutto è come viene presentato dai mezzi di comunicazione di massa e che il fine non giustifica i mezzi nella conquista dei diritti sociali e civili della popolazione siriana – che senza alcun dubbio ha tutto il diritto di pretendere cambiamenti e trasformazioni nel governo; governo che, dopo aver modificato la costituzione, ha celebrato delle elezioni legislative che sono state boicottate da quella stessa opposizione armata e che non sono state riconosciute dal Segretario Generale dell’ONU, Ban Ki-Moon.
L’annunciata alleanza tra l’estrema destra cubana di Miami e l’opposizione armata siriana dimostra in modo concreto che tipo di “democrazia” vogliono; una “democrazia” imposta con le bombe e gli attentati, come nella nuova Libia del CNT, una "democrazia" del disordine brutale, della sottomissione, della povertà, della repressione, in cui niente e nessuno conta qualcosa.
Allo stesso modo, non si dovrebbe occultare l’appoggio militare del governo degli Stati Uniti e del Regno Unito all’opposizione armata, così come il sostegno proveniente dal Qatar, dalla Turchia e dall’Arabia Saudita, quest’ultima, è certo, cliente vip delle industrie d’armi spagnole, paese in cui il Ministro della Difesa è un famoso imprenditore del settore delle armi (quindi, si potrebbe dire che l’opposizione siriana combatte con armi di fabbricazione spagnola?).
L’opinione pubblica dovrebbe sapere, ma soprattutto i politici della sinistra europea, che non tutto è come viene presentato dai mezzi di comunicazione di massa e che il fine non giustifica i mezzi nella conquista dei diritti sociali e civili della popolazione siriana – che senza alcun dubbio ha tutto il diritto di pretendere cambiamenti e trasformazioni nel governo; governo che, dopo aver modificato la costituzione, ha celebrato delle elezioni legislative che sono state boicottate da quella stessa opposizione armata e che non sono state riconosciute dal Segretario Generale dell’ONU, Ban Ki-Moon.
L’annunciata alleanza tra l’estrema destra cubana di Miami e l’opposizione armata siriana dimostra in modo concreto che tipo di “democrazia” vogliono; una “democrazia” imposta con le bombe e gli attentati, come nella nuova Libia del CNT, una "democrazia" del disordine brutale, della sottomissione, della povertà, della repressione, in cui niente e nessuno conta qualcosa.
Gayol Rodríguez
Traduzione: Violetta Nobili Saviola
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