vendredi 6 janvier 2012

Aspettando l'articolo del Manifesto da tradurre...

Sto aspettando l'articolo del Manifesto da tradurre… Senza speranze, nonostante l'annuncio roboante di rivelazioni inedite degli assassini, so dai resoconti di Rosa Schiano e dall'articolo di Nena-News che si è trattata della solita macchietta di cinque minuti di udienza, in cui gli accusati o i testimoni non si presentano in aula, uno dei primi addirittura a piede libero, le carte non ci sono o non vengono consegnate in tempo tecnico alle parti, un colpo di martello sul banco e via… ancora si rimanda a Gaza. Si rimanda non una sentenza, ma si rimanda un udienza processuale, in cui si dovrebbe per ambito specifico, soltanto indagare sui fatti e cercare di motivare attraverso la ricerca di un movente un crimine barbaro, su una delle persone a cui tanti troppi hanno voluto bene, perché con un impegno sociale coraggioso e senza ripensamenti, se lo è davvero meritato. E invece niente, dopo nove mesi ancora niente, un papocchietto in aula dopo l'altro e poi il silenzio. Già il silenzio… Un silenzio che è un cazzotto nello stomaco dopo l'altro per chi lo ha amato, conosciuto, apprezzato e seguito, per chi di Vittorio era un amico, perché anche questo Vik aveva come dote, sapeva dare di se indistintamente a tutti, non solo ai palestinesi. Faceva sentire il suo calore umano a chiunque avesse la fortuna di mettersi in relazione con lui e con il suo cuore generoso. Motivava la gente, il suo esempio e parlo dell'interezza della sua persona, perché includo anche l'ambito della sua capacità di comunicare, dava spunto per un coinvolgimento non solo nel destino di questo popolo martoriato, ma di tutti i popoli o meglio gli esseri umani martoriati e sofferenti del pianeta. Non a caso la gente che componeva la rete dei suoi contatti era stranamente eterogenea in senso di appartenenza ideologica e culturale. E' vero anche che smuoveva critiche rabbiose, ma quelle al contrario del suo pubblico, rivelavano testé la loro connotazione ideologica e dimostravano il disturbo mediatico che una voce così chiara e limpida può dare a chi è deciso a mantenere lo status quo a qualunque costo, profittando dell'ingiustizia più totale. E qui che queste critiche cadevano e che risultavano zoppe, nel non riuscire a nascondere la loro matrice… Ce ne sono state tante, oserei dire troppe ed ignobili, ma non hanno fatto altro che rafforzare l'immagine di questo nocchiero solitario del bene che si scagliava sulla sua barchetta contro titani, senza nessuna paura e con la sola arma della sua coscienza limpida di idealista d'altri tempi. Non so chi ci ha tolto Vittorio, o almeno si, so chi sono gli assassini, ma non so perché e non lo so perché questa corte militare si sta comportando in ambito processuale in maniera ignobile oserei suggerire mafiosa … Così come è mafioso l'atteggiamento del nostro governo, che dovrebbe anche a dispetto delle proprie posizioni politiche a riguardo, prendere provvedimenti ed immediatamente a questo punto per intimare che si faccia chiarezza sulla sua morte e non perché è Vittorio, ma perché Vittorio è un cittadino italiano…  Ma nessuno dice niente, chiede niente neanche a casa nostra, silenzio assoluto, silenzio amaro e silenzio altrettanto criminale di chi ce lo ha tolto, rubandogli la vita. E quindi mafiosi, onerosi e schiavi del sistema siamo anche noi se non cominciamo a parlarne…
Vorrei dire qualcosa di più diretto, ma non lo faccio perché dovrei sparare a zero su tanti dei nostri anche  ed andare nello specifico e non interessandomi affatto una rissa da 4 soldi, come quelle a cui spesso ho assistito, taccio... C'è una rete di complicità in questo silenzio, non solo nazionale, ma internazionale, si ha paura che lo scomodare persone sminuisca la causa, ma è il contrario invece. Chi ci tiene e veramente non può non tuonare contro questo stato di cose, con Vik è morta una speranza dei Palestinesi e cioè quella di avere qualcuno vicino a loro come esseri umani, qualcuno che si preoccupava di portare alla luce le loro istanze, senza per altro avere l'esigenza di mettersi un un etichetta, un marchio di fabbrica che ne definisse l'appartenenza. Vittorio è stato grande soprattutto per questa sua spontaneità che si è tradotta nel suo semplice appello ad un'empatia umana nel rapportarsi al problema Palestina, proprio perché lui questo appello lo faceva, da essere umano puro e semplice . La verità dei sentimenti e degli ideali, sconcerta i potenti, piccoli o grandi del mondo che siano, perché li obbliga a guardarsi dentro ed a misurarsi con piccole persone, di ben più alto livello morale ed il confrontarsi con loro, sparendo come corpuscoli in questo confronto. Ecco perché questo apparato cerca nel rallentare ed ostacolare la ricerca della verità, di arrivare al silenzio, perché Vittorio li fa svanire anche dopo morto, davanti a lui, un puro, chiunque di loro e parlo anche di gente che è  coinvolta nella causa, fa ribrezzo. Scusate lo sfogo ma in questi giorni ricorre la morte di Impastato che è un altro di quei personaggi che per molti versi a Vittorio mi rimanda per una serie infinita di istintive analogie e correlazioni, soprattutto mettendo in relazione gli ambiti in cui si muovevano entrambi, apparati corrotti ed immorali contro cui hanno lottato, con il potere immenso e temibile della parola…

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